Zungri
“La Città di Pietra”. Insediamento Rupestre e Museo della Civiltà Contadina.Incastonato nella lussureggiante natura del Monte Poro, il comune di Zungri rappresenta uno dei centri più vivaci della provincia di Vibo Valentia, situato in una felice posizione geografica, a pochi Km di distanza dalle splendide località turistiche della Costa degli Dei.
Occupato sin dall’Età del Bronzo, l’altopiano del Poro, conserva tracce dell’occupazione magnogreca e romana ed è stato anche interessato dal fenomeno del popolamento antropico delle grotte, che ebbe luogo in Calabria sul finire del VII secolo d. C.
Nel panorama dei rarissimi villaggi rupestri individuati lungo il versante tirrenico calabrese, l’esempio più pregevole si trova, appunto, a Zungri ed è costituito dal villaggio rupestre degli “Sbariati”, localizzato in località “Fossi”.
Questo sito, fatto risalire dagli studiosi all’età bizantina per la presenza di silos, è un vero e proprio ambiente antropizzato in cui ogni elemento è stato pensato e realizzato in maniera funzionale rispetto alla vita della comunità.
L’insediamento conta oltre cinquanta grotte e copre una superficie di circa 3000 mq, articolata su più livelli dell’ampio costone roccioso. Esso si affaccia sulla profonda valle scavata dal torrente Malopera, le cui sponde sono fiancheggiate da terreni coltivabili, ancora oggi accessibili, presso i quali gli abitanti delle grotte usavano esercitare le attività agricole e molitorie.
L’abitato è attraversato da una scalinata scavata nella roccia che conduce ai diversi ambienti rupestri.
Gli spazi interni delle grotte hanno dimensioni variabili, con un uso privilegiato della pianta rettangolare, rispetto a quella ovoidale.
Gli ambienti sono sia monocellulari che costituiti da più vani, dislocati su uno o su due livelli. Ai piani più alti si poteva accedere per mezzo di scale, realizzate in legno o scavate nella pietra.
Gli interni delle grotte consentono di poter immaginare la distribuzione dello spazio e lo stile di vita dei rupestri. Lungo le pareti di alcune cavità, infatti, sono visibili nicchie o incassi scavati nel banco roccioso, presso cui –probabilmente- erano sistemati giacigli, mensole o dispense.
Si tratta di elementi molto utili che aiutano a comprendere meglio lo sfruttamento funzionale degli spazi e le abitudini del vivere in grotta.
La regolarità delle superfici verticali delle facciate sono interrotte dalle aperture delle porte e delle finestre che regalano scenografiche alternanze di pieni e di vuoti.
Gli ingressi delle cavità sono stati ricavati scavando aperture quadrangolari o ad arco e, in alcuni casi, l’estro dell’uomo ha dato vita a vere e proprie decorazioni ricavate scolpendo nella pietra motivi incisi ad imitazione di portali di pietra, ben rifiniti negli stipiti e nei fori destinati all’alloggiamento di elementi di metallo o di legno.
Nell’insediamento rupestre di Zungri la comunità che lo ha abitato ha differenziato gli spazi, separando gli ambienti abitativi dalle aree destinate alle attività produttive ed agropastorali.
Da una parte, dunque, vi sono le abitazioni, che conservano talvolta i segni di più recenti frequentazioni, come il forno da pane, i muri in pietra e le scale in legno.
Dall’altra parte, invece, sono ancora percepibili gli ambienti destinati al ricovero degli animali o alle attività produttive, come nel caso del piccolo palmento, posto all’inizio dell’abitato, oppure della “calcara” quasi interamente ricavata nella roccia, utilizzata come opificio per la produzione di calce.
Un ulteriore aspetto, di fondamentale importanza per la vita quotidiana dell’insediamento, è costituito dal complesso sistema di sfruttamento delle risorse idriche. Il territorio di Zungri è sempre stato ricco di sorgenti e di vene d’acqua dolce ed i rupestri hanno sapientemente sfruttato questo elemento naturale creando utili collegamenti fra vasche, pozzetti e canalette, realizzati all’interno o all’esterno delle grotte con l’escavazione del banco roccioso.
Annesso all’Insediamento Rupestre è il Museo della Civiltà Rupestre e Contadina presso cui sono custoditi circa mille reperti, testimonianza di un mondo rurale purtroppo oggi ormai quasi scomparso. Esso non è una semplice raccolta di oggetti ma la rivisitazione di una cultura nel rispetto e nell’esaltazione delle radici umane, storiche e sociali di Zungri. È la testimonianza di un mondo contadino scandito dalle varie fasi del lavoro giornaliero e che inequivocabilmente intreccia la vita dei campi con la vita domestica, con i mestieri artigiani e la vita religiosa.
All’interno del Museo trova collocazione una Mostra di immagini e documenti del terremoto che la notte dell'8 settembre 1905 sconvolse la Calabria centro-meridionale provocando 600 morti e migliaia di feriti (a cura del Prof. Francesco Pugliese).
L’Insediamento Rupestre ed il Museo, recentemente, sono stati interessati da un intervento di valorizzazione che ha reso pienamente fruibile la vasta area con percorsi pedonali, punti panoramici, aree picnic, illuminazione notturna ed una dotazione tecnologica molto avanzata che offre un’esperienza di visita unica ed irripetibile.
Infatti nel Museo è possibile consultare un tavolo touch screen che riassume le peculiarità dell’area archeologica sottostante mentre un totem multimediale garantisce la fruibilità dei contenuti del sito web riguardanti il Museo (incluso il catalogo dei reperti) e l’insediamento Rupestre (www.grottezungri.it). Tale dispositivo sarà molto utile ai visitatori con ridotte capacità motorie. Inoltre, attraverso tablet, i visitatori potranno godere delle nuove applicazioni di realtà aumentata, che regaleranno un “racconto animato”, tra il reale e il virtuale ed attraverso Smartphon potrà essere scaricata l’App “Zungri”, una sorta di guida virtuale per il visitatore.
Lungo il sentiero che si snoda nell’area rupestre sono presenti numerosi pannelli descrittivi sulla storia del luogo.
L’insediamento rupestre degli Sbariati rappresenta un gioiello raro, che unisce tradizioni secolari e innovazione, in un susseguirsi di emozioni.
Per info : www.grottezungri.it
App “ Zungri”
Tel 3774419886
SANTUARIO DELLA MADONNA DELLA NEVE
La devozione per la Madonna della Neve, a Zungri, ebbe origine molto probabilmente nella metà del XVII secolo, come attestano alcuni documenti storici in cui è citata una “beata Maria Nives” del casale di Zungri.
Il titolo “Madonna della Neve”, trova origine nei primi secoli della cristianità ed è legato alla Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma. Secondo la leggenda un bambino di nome Giovanni, nella notte del 4 agosto del 352 d.C., ebbe un sogno in cui la Vergine Maria chiedeva che venisse edificata una basilica nel luogo in cui, il mattino seguente, avrebbe trovato la neve fresca. Al mattino, il prodigio si avverò e Papa Liberio, che aveva avuto la stessa visione, fece tracciare la pianta della Basilica di Santa Maria Maggiore “ad Nives” nel punto esatto in cui cadde la neve d’agosto. Da allora il culto della Madonna della Neve si è diffuso in tutta Italia, dando origine a circa 150 tra chiese e santuari ad esso dedicati.
Il 5 agosto di ogni anno anche a Zungri si ricorda l’evento miracoloso e si venera un dipinto di interesse artistico custodito nella chiesa. Si tratta della rilevante tavola meridionale di chiaro portato raffaellesco romano, databile alla prima metà del Cinquecento raffigurante la Madonna col Bambino, Santa Elisabetta e San Giovannino, meglio nota come la Madonna della Neve.
Con decreto del Capitolo Vaticano del 1914, sul quadro di Zungri furono incoronati la Madonna e Gesù Bambino dal vescovo della diocesi di Mileto, Mons. Giuseppe Morabito. L’oro per la fusione delle due corone venne offerto dal devoto popolo zungrese.
Novantadue anni dopo l’incoronazione del quadro della Madonna della Neve, il 16 luglio del 2006, il vescovo della Diocesi di Mileto, Mons. Domenico Tarcisio Cortese, ha elevato la chiesa della Madonna della Neve al rango di “Santuario Diocesano Mariano” e rappresenta un punto di riferimento della vita religiosa e spirituale dell’intera Calabria, dove annualmente giungono migliaia di pellegrini devoti alla Madonna della Neve.